Tre anni fa ho scritto un articolo con lo stesso titolo. Chissà cosa è cambiato…
Cosa mi rende felice, oggi
Il sole che spunta e annuncia la primavera, con il primo caldo che mi riscalda la pelle, le ossa e il cuore.
Le persone gentili, che rispondono con un sorriso e un grazie, un prego, un buongiorno e un augurio. Quelle che non trascurano la risposta e ci mettono un pizzico di cuore.
Leggere. Perdermi nelle pagine, anche quando non sempre mi soddisfano. Ma entrare giorno dopo giorno nelle storie, aprire un nuovo libro, chiuderlo e riporlo nella libreria alla fine.
Le amiche. Quelle che chiamano, quelle che scrivono, quelle che ci sono sempre e quelle che ci sono ogni tanto. Quelle ritrovate per caso o ricostruite lungo la strada. Quelle con cui condividere pensieri, risate, ma anche tanta leggerezza. Quelle che lottano con la vita e con i propri pensieri. Quelle belle, bellissime, a cui non devi spiegare nulla: dal tuo tono di voce hanno già capito tutto.
Un viaggio pronto nel cassetto. La promessa di cosebelle che contiene. L’attesa del piacere e del ricordo. Ma anche progettarlo, pianificarlo, sognarlo.
La foto della mia mamma sulla scrivania. Mentre sorride.
L’arte che mi emoziona e mi arriva dentro. Quella che stimola la mia creatività. Quella che mi porta lontano.
Un fanculo che risolve. Mettere un punto quando è necessario, doveroso, l’unica scelta possibile.
Vedere Thomas felice, ma di quella felicità sana, reale, concreta. Vedere i suoi occhi brillare e il sorriso comparire: spesso questione di attimi, ma la loro sola presenza è un granello sufficiente di felicità per andare avanti nel percorso.
Osservare un lavoro completato ed esserne orgogliosa.
Dire cose intelligenti in una riunione non preparata, saper offrire spunti di riflessione, suggerire soluzioni creative, portare valore aggiunto.
Lo zabaione. Non c’è niente da fare: il piacere che mi provoca lo zabaione è inarrivabile.
Non avere sensi di colpa ‘importanti’ verso i miei figli e mia madre.
Ascoltare Pietro raccontare quello che fa osservando i suoi occhi. Percepire il suo entusiasmo e la sua passione e sentirmene un po’ responsabile. Sapere di avergli insegnato ad accogliere la vita a braccia aperte, con la testa alta e sempre pronto a sorridere.
Essere in due e stare bene.