‘Gli’ l’ho sognato anche stanotte’ ‘Ma Lo’, avevi mangiato pesante?’ ‘Macché Gli’, crostini al prosciutto, tutt’altro che pesante, forse troppo leggero, così leggero da non darmi abbastanza peso per tenermi ancorata a terra.’ ‘Ma Lo’, com’era il sogno?’ ‘Mah, non saprei descriverlo. Rabbia, tanta rabbia so che sentivo. E prurito, quel prurito tipo orticaria che sai che devi trattenerti dal grattarti altrimenti peggiorerà solo, ma non riesci a tenere ferme le mani. Lo so che la rabbia con il prurito ha in comune solo le troppe ‘r’, ma forse era quello il senso. Volevo grattarmi per far passare il prurito, ma forse volevo grattarmi per far passare la rabbia, toglierla dalla pelle, arrossarla fino a farla sanguinare, ma non sentire più quel prurito. Segni di graffi sulle braccia e sulle gambe, i segni delle unghie che cancellano, ma il prurito continuava, era come fosse dentro.’ ‘Ma Lo’, sicura di non aver mangiato qualcosa che ti ha fatto male? Qualcosa che ti ha dato l’allergia e magari il prurito non lo sognavi solo ma lo sentivi proprio?’ ‘Ma Gli’ ci ho pensato sai, ci ho pensato anche in sogno, e tu mi dicevi di prendere l’antistaminico e io ti dicevo che non sarebbe servito e tu mi dicevi di non pensarci e io ti dicevo che la facevi facile e tu mi dicevi che sapevi benissimo che non era facile ma non avevi altro da propormi e allora io ti dicevo semplicemente – lo so-.’ ‘E Lo’, il sogno come finiva?’ ‘Non lo so micca Gli’, la sveglia mi ha salvata, o ha salvato lui forse, perché la rabbia è una pessima compagnia e se la lasci libera rischia di fare dei danni.’ ‘Ma tanto era un sogno Lo’, non avresti comunque corso alcun rischio.’ ‘Magari Gli’. E’ vero che il sogno non è reale e non fa danni materiali, ma il sentire non è meno concreto di quello che provi da sveglia e se ti riempi lo stomaco di rabbia, risentimento, delusione dovrai comunque digerirle e buon lavoro ai succhi gastrici…figurati la fatica per scomporre quegli ammassi di dolore, altro che piadina con salsiccia, peperoni e cipolla (che io non la metto nemmeno mai) e figurati il retrogusto che ti ritrovi in bocca per giorni. Quando mi arrabbio, ma di quella rabbia che fa male, non di quella che è solo tempesta e travolge all’esterno, quella che fa più danni dentro che fuori, la mia bocca diventa amara. Ma proprio amara. Sembra che tutta la dolcezza disciolta in glucosio che mi ritrovo in bocca si trasformi in un attimo per diventare amarezza che si accorda all’umore. Quindi pensa Gli’, stomaco impantanato nella digestione di una cena luculliana nemmeno gradita, bocca che sa di amaro, un risveglio ad alta intensità.’ ‘Ma Lo’, quindi cosa hai fatto quando ti sei svegliata?’ ‘Ho preso il caffé, Gli’, con tanto zucchero.’