Eccoci quasi alla fine dell’anno. Alla fine di questo 2021 che ha fatto sentire il suo peso ogni giorno, tutti i giorni. Non c’è persona che senta, che mi parli di un anno facile, sereno, ricco di stupore e di gioia: la fatica è ricorrente, la delusione frequente, il dolore troppo presente.
Eppure.
Eppure non voglio lasciarlo con (troppa) amarezza. Mi piace sempre arrivare a fare consuntivi positivi, trovare il meglio di ciò che è stato e poter così guardare avanti con speranza e un po’ di fiducia…anche se la paura è tanta e affidare al 2022 un carico di aspettative troppo alte mi spaventa parecchio. Così sono giorni che penso a cosa poter trarre da questi 365 giorni trascorsi e ho capito che la cosa più bella che posso trovare è che ho sempre fatto del mio meglio.
Sì, anche quest’anno, ho fatto del mio meglio. Sempre. In tutto.
L’ho fatto nel lavoro: non mi sono mai tirata indietro, ho impegnato tutta la mia esperienza, professionalità e creatività per offrire prodotti adeguati alle richieste o possibilmente superiori ad esse, non accontentandomi mai della prima idea uscita velocemente. Non ho mai perso la voglia di analizzare, pensare, sperimentare; non mi sono mai fermata davanti al primo risultato prodotto perché il tempo dedicato era già sufficiente. Ho aspirato sempre ad essere soddisfatta di ciò che presentavo, perché la mia soddisfazione è per me segno tangibile dell’impegno che ho profuso, della dedizione che ci ho messo e, il più delle volte ammetto, della qualità del risultato. Non vuol dire che non abbia mancato alcune consegne o non abbia sottovalutato alcune richieste, perché nella corsa senza fiato che propone il mondo professionale credo sia impossibile arrivare ovunque, ma anche in quelle occasioni ho cercato di supplire con il meglio che potessi offrire.
L’ho fatto con le amiche, cercando di essere presente sempre e nei modi a ciascuna necessari. Con la vicinanza fisica per chi lo desiderava e ne aveva necessità, con la vicinanza di pensiero per chi invece aveva bisogno di spazio fisico,ma di sapermi comunque presente. Ho ascoltato, parlato, osservato, consigliato, atteso e anticipato i loro bisogni o i loro desideri. Ho cercato di non mettermi mai davanti, ma sempre accanto, ad una distanza a portata di mano, pronta a stringere la loro se ne avessero avuto bisogno per camminare insieme o per trascinarle un po’ verso il sole che albeggiava, ma che loro non potevano ancora vedere. Ma, forse ancora più importante per essere loro amica, ho chiesto a loro aiuto quando ho avuto bisogno. Mi sono fidata e affidata, alle loro parole, ai loro sguardi, ai loro sorrisi. Non ho avuto paura a mostrare la mia fragilità e l’ho espressa a parole a loro che l’hanno saputa accogliere e consolare. E poi ho sorriso, di nuovo, con loro, celebrando insieme la vita.
L’ho fatto con i miei figli, talvolta con una difficiltà enorme in un equilibrio complesso tra lo stare vicini e lo stare lontani. Affiancarli nella crescita e lasciarli liberi di fare le loro scelte pronta a recuperarli al bisogno. Ho lottato e non ho atteso più di un secondo quando ho visto dei problemi, non ho avuto paura di delinearne i confini e affrontarli; ho ammesso la mia difficoltà e chiesto aiuto e, laddove l’ho trovato, ho ringraziato e gioito, laddove non l’ho trovato, ho imparato a cercarlo altrove. Mi sono impegnata ad ascoltarli e osservarli, riconoscere i tratti sul loro viso e leggerne le emozioni nascoste. Ho cercato di dare loro tutte le possibilità e opportunità, li ho spronati, sostenuti e anche sgridati, non sottraendomi mai allo scomodo ruolo genitoriale, che credo fortemente imponga l’obbligo di prendere decisioni scomode e poco gradite. Sono certa di avere sbagliato talvolta e sono certa che da grandi mi ricorderanno gli errori più che le cose giuste fatte, ma fare del proprio meglio non vuol dire certo essere perfetti.
L’ho fatto con mia madre, per quanto la pandemia me l’abbia permesso. Ho raccolto i sorrisi migliori che avessi per portarglieli in dono, ho conservato pazienza ogni giorno per averne sempre una scorta pronta, ho inventato, raccontato, costruito immagini per lei, nelle quali perderci. L’ho accarezzata quando è stato possibile, cercando di superare quella barriera naturale che si innalza quando manca l’abitudine al contatto fisico; l’ho ascoltata, mettendo insieme i pezzi e cercando di accogliere le sue paure; ho cercato di vivere il contatto con lei sempre come un piacere e non come un peso. Non sempre ci sono riuscita. Forse in questo non ho fatto del mio meglio. Ma so per certo di averle regalato momenti di grande felicità, invitando altri a fare del loro meglio e permettendole così di rivedere uno dei suoi fratelli e sentirsi veramente amata.
L’ho fatto con chi ho amato profondamente, fino a che è stato possibile e ha avuto un senso. Ho lottato per due perché era il meglio che potessi fare prima di cedere le armi… perché anche il meglio possibile talvolta non basta.
L’ho fatto con le mie passioni, coltivandole in tutti i modi possibili e ritagliando il tempo per loro anche quando significava rinunciare a ore di sonno o di riposo. Ho colto ogni opportunità che la pandemia mi ha lasciato per viaggiare e andare alla scoperta di città e regioni godendo della bellezza di nuovi panorami che offrissero stimolo alla mia mente. Ho studiato per il teatro non potendolo praticare che in poche occasioni e mi sono cimentata in nuovi progetti. Ho scritto, qui e altrove, cercando di fissare i momenti e i pensieri che trovo imperdibili. Ho aggiunto un tatuaggio alla mia pelle, che segnerà il ricordo di quest’anno con tutta la sua energia e il suo colore. Sono andata a un solo concerto e forse questo non è stato il meglio possibile che potessi fare.
E così concludo il 2021 con la consapevolezza di aver dato il mio meglio anche in questo anno difficile o forse difficilissimo. Una consapevolezza che mi rende più serena e mi permette di vedere i colori in mezzo a questo buio che avvolge la fine dell’anno. Lo concludo in isolamento, a causa di questo Covid che non ci lascia ancora tregua, ma non da sola. A parte Thomas, che condivide con me la casa, sono circondata da amiche e amici che chiamano, scrivono e ci sono e mi fanno sentire di aver costruito qualcosa di importante in questi mesi e in questi anni. Quindi va bene così e voglio confidare che la liberazione dall’isolamento sarà il momento per ripartire, rifiorire – come mi ha scritto un’amica stamattina, ricominciare. Nel 2021 lascio la fatica e chi ha scelto di non esserci, nel 2022 porto con me il tesoro di relazioni che ho, le mie passioni, il mio entusiasmo e il mio sorriso…insieme ad una manciata di progetti che ho già pronti nel cassetto e che sono destinati a rendermi sfacciatamente felice.
“Sei come i papaveri che crescono ai bordi dei binari, riempi lo sguardo di chi, nel grande viaggio della vita, ha la fortuna di incontrarti.” Cit.
Grazie Lory ❤️