Ci siamo arrivati, all’ultimo giorno dell’anno, di ‘questo’ anno…difficile, terribile, incredibile, inatteso, sconvolgente…insomma diverso e lontano da ogni aspettativa e desiderio che avessimo affidato all’ultimo giorno dell’anno precedente. Avevo varcato la soglia del 2020 piena di speranza e di desiderio, lo avevo battezzato come l’anno dei viaggi, a cui per varie ragioni avevo dovuto spesso rinunciare negli anni precedenti, ma decisamente sono rimasta fregata…come tanti. Dissillusa, amareggiata, arrabbiata e stanca concludo l’anno con il buon proposito di non aspettarmi troppo dal 2021, ma di non rinunciare alla speranza e al progetto…cose che rendono la mia vita vitale. Non amo la retorica, quindi tralascio tutta la parte in cui ringrazio comunque per ciò che ho scoperto in questi dodici mesi trascorsi…il valore della famiglia, dell’amicizia, delle piccole cose… Bé l’ho detto più volte e non ho paura a trascriverlo, nei mesi di lockdown trascorsi a stretto contatto con i miei figli (che amo più della mia vita) ho scoperto il valore della lontananza e del distanziamento da loro e tra di loro, una distanza necessaria alla crescita loro (e alla sopravvivenza mia) che, nella consapevolezza della costante vicinanza e presenza dei genitori, hanno però bisogno di allontanarsene per aprire le ali e crescere in forma e contenuto e diventare adulti; in tutti i mesi trascorsi le amicizie hanno sì resistito, supportato, dato e cercato conforto, dimostrando che, se sono vere, possono superare anche una pandemia mondiale, ma questo non toglie che l’amicizia necessita di prossimità, contatto (fisico…quello degli abbracci e strette di mano), presenza, perché credo nell’amicizia come fonte di piacere, emozione, risate e ore o giornate di assoluta astensione dalla fatica e dall’impegno quotidiano a favore di una dimensione di puro divertimento; le piccole cose…bé se annoveriamo nelle piccole cose anche i diamanti (che già Marilyn nominava come i migliori amici delle donne) ammetto che le ho sempre apprezzate, ma se per ‘piccolo’ intendiamo ‘semplice’ ecco che la dimensione individuale di ciò che intendiamo per ‘semplice’ potrebbe portare a valutazioni differenti: amo per natura la complessità che ingaggia la mia mente in pensieri articolati ed emozioni profonde, rifuggo la banalità che non stuzzica il mio appetito e non temo la sfida per conquistare ciò che desidero.
Detto questo, certo non posso dire che il 2020 sia stato completamente pessimo, ci sono state cose positive e qualche bel ricordo che mi porterò nel nuovo anno: ho trovato una sarta, cosa apparentemente banale, ma in realtà fondamentale per corpi che cambiano con l’età e vezzi che non scompaiono nemmeno in pandemia; ho scoperto la radler, birra che fa storcere il naso agli intenditori (e anche al mio fidanzato), ma che mi ha regalato il piacere di accompagnare una pizza con un sapore diverso dalla consueta Coca Cola; ho consolidato la capacità di preparare e stivare ragù per un battaglione in freezer, pronto all’uso e di assoluto gradimento di Thomas, privo di discussioni alla messa in tavola e consumato fino all’ultimo maccherone; ho guardato qualche buona serie su Netflix, ma anche qualche film dimenticabile (cosa che peraltro mi viene facilissima), facendone oggetto di discussione con amiche e conoscenti per scambiare opinioni e pareri, riuscendo così a uscire dall’argomento principe dell’anno; ho assistito all’esame di terza media di Pietro, che mi ha fatto l’onore e il regalo di accettarmi come ascoltatrice, e ho provato un immenso orgoglio a vedere il risultato dell’impegno in mesi difficili, ho gioito con lui al termine e ho goduto della sua felicità e soddisfazione nel vedere riconosciute le sue competenze, capacità e potenzialità; ho passeggiato in montagna, in mezzo al verde, solcando sentieri e affrontando salite (di poco rilievo – ad essere onesti), provando il piacere di osservare paesaggi lontani dalla mia esperienza, ma condividendo l’esperienza con chi amo, sempre mettendoci del mio in onestà e schiettezza; ho visto un solo film al cinema, sulla vita del pittore Ligabue, ma così meritevole da rimanere uno dei bei ricordi dell’anno; ho aggiunto un tatuaggio alla mia pelle, un bellissimo agapanto, simbolo dell’amore e protagonista al centro della mia schiena a ricordarmi che più di ogni cosa è l’amore tout court a rendere la vita degna di essere vissuta; ho portato Alessandro a Roma, facendo i turisti in una città deserta e riscoprendone per l’ennesima volta la bellezza, godendo dell’immensità di alcune opere d’arte, patrimonio di cui il nostro paese si cura troppo poco e godendo della buona cucina in un clima romantico e rilassato quasi non si fosse nel pieno di una pandemia; ho comprato una gorgiera e un cappellino con tulle lilla, per nutrire il mio desiderio di una vita ricca di pizzi, nastrini, ricami al limite dell’eccesso, per la quale l’unico aggettivo adeguato è ‘gorgeus’ (sulla pronuncia ci sto lavorando); ho riscoperto il piacere della lettura, passando da un romanzo all’altro assaporando anche saggi che mi hanno offerto entusiasmanti punti di vista.
Quindi, cosa dire? Grazie a chi ha fatto parte della mia vita anche quest’anno, i miei figli prima di tutto, grazie a Pietro che è cresciuto e sta cambiando voce all’interno di una dimensione confinata, in contrasto con l’adolescenza che esplode e lo rende un corpo in costante febbrile eccitazione per la vita; grazie a Thomas che, a suo modo, ha affrontato le difficoltà… anche quando il modo è stata la lotta, il contrasto, la provocazione, la rabbia incontenibile; grazie alla mia mamma, che ha resistito e sta resistendo; grazie alle mie amiche, Barbara, alla quale mi lega un affetto profondo e che è sempre un’ottima compagnia e sempre pronta ad uno scambio aperto di idee; Giulia, alla quale va il mio pensiero in un anno che ha deciso di metterla alla prova ancor più duramente di quanto non abbia fatto con tutti; Stefania, alla quale, senza sottovalutare il resto (ma lei so che capirà), va il mio ringraziamento per avermi fatto conoscere la Pasticceria degli Dei (la rovina per qualunque ambizione di dieta) e per avere due meravigliosi cani, passione di Thomas; Francesca, eccezionale fashion influencer fuori dagli schemi, ma anche Alessandra, Alice e Katie che completano il gruppo delle Girls; Anna e Stefania, alle quali mi lega una lunga conoscenza nata sul palco e sfociata in una bellissima amicizia, arricchita dalle superbe doti culinarie di Anna e dalla curiosità per l’arte di Stefania; Barbare e Glice, un’accoppiata imperdibile e con le quali ho riso spesso e tanto, passando da argomenti letterari a…chiamiamola… cultura di costume; Margherita, amica dalla presenza costante, leale e attenta, perfetta compagnia per iniziare le giornate…anche quelle più complesse; grazie a tutte le altre che arricchiscono la mia vita: le amiche del teatro, in primis Stefania (grande regista e grande donna) e tutte le altre con cui condivido frammenti di vita, le amiche della scuola, le colleghe e chi nell’elenco non ci sta solo per spazio; grazie alla tata Sandra, che ancora una volta, è una presenza rassicurante e importante per tutti noi; grazie a Christian che, in ques’anno complicato, ha fatto la sua parte, cercando di capire, migliorare, intervenire e sicuramente tollerare; e l’ultimo grazie lo riservo ad Alle, con cui, anche a distanza, ho condiviso realmente l’anno, nel bene e nel male, vedendo annullati tanti progetti che avevamo insieme e dovendo ricostruire sui resti della mia rabbia, un grazie a lui che dice di amarmi, facendomi sorridere mentre mi prende in giro per le mie manie e fissazioni, ma che non manca di attenzione e sta imparando anche a litigare con me, senza fare di una discussione una montagna, ma una semplice strettoia da passare trattenendo il fiato per rivedere il sole dall’altra parte.
Ora, posso lasciare andare il 2020, il 2021 ci aspetta!