Non smetto mai di parlare.

Cosa mi rende felice?

Le persone nei negozi, per strada o che semplicemente incrocio, che mi salutano sorridendo. Quel sorriso gentile mi fa avere speranza.

Il messaggio di un’amica che mi chiede ‘banalmente’ come sto o mi manda un bacio per ricordarmi che non sono mai sola e lei c’è, sempre.

La brioche piena di crema, il mignon con lo zabaione o il pezzo di gnocco fritto della Pasticceria degli Dei. E se ci sono le amiche a gustarlo con me, ancora meglio.

La mia Poppy in black, che sa ancora di plastica e che ha ancora pulsanti di cui non capisco l’utilità. E i suoi sedili riscaldati.

Il pacchetto da aprire, con l’ultimo acquisto fatto online. La felicità dell’unboxing e la capacità di sorprendermi anche quando l’ordine l’ho fatto io.

L’onestà di pensiero che va a braccetto con quella di fatti. Una coerenza tranquillizzante.

Un lavoro ben fatto, magari anche apprezzato dal cliente, capace di coniugare creatività ed efficacia.

Il messaggio di un nuovo voto sul registro dei ragazzi, quando è positivo. Perché loro ne godranno in soddisfazione e autostima.

Una parola gentile da mia madre, nella giornata buona.

Preparare i muffin o le torte per l’ennesimo autofinanziamento degli scout, sentendomi in grado di essere pronta anche su ‘quel pezzo’ che fino a pochi anni fa non mi appartenenva.

La mia immagine nello specchio. Quando sorrido.

Stare sul palco e immergermi nella vita di un personaggio che è ‘altro’ da me. Provare la paura di avere un buco o un incespicamento e vincerla per il piacere del pubblico che applaude.

Leggere un libro che mi fa stare comoda, mi fa entrare riga dopo riga nel racconto e per quei pochi minuti mi fa dimenticare tutto il resto.

Un abbraccio stretto e sincero che lascia spazio solo al respiro.

Il progetto di un viaggio, cose da fare e da vedere.

Un regalo o una sorpresa inaspettata.

Lo sguardo dei miei figli.

La primavera e gli alberi in fiore. Le gemme tenere e verdi che promettono una nuova stagione. Il profumo di buono.

La lista dei ‘to do’ che si accorcia man mano nella giornata, con le voci cancellate e le cose fatte.

Chi sa ‘prendersi cura’.

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