Non smetto mai di parlare.

Esame di terza media

Oggi si chiude un ciclo. E lo chiudo scattandoti una foto dove sorridi radioso davanti alla scuola che ci ha accolti e ha curato un po’ di ferite, accettando di farsi carico della tua emotività tanto esplosiva, quanto coinvolgente. E devo dire ‘grazie’, perché nella vita nulla è scontato e quando qualcosa va per il verso giusto credo sia doveroso fermarsi un attimo, prendere fiato e ringraziare.

Questo non cambia la mia personale idea della scuola media come una ‘fossa’, dove l’unico obiettivo possibile da darsi è la sopravvivenza e bisogna uscirne senza troppi danni. Una scuola dove gli studenti non sono né carne, né pesce, né piccoli, né grandi o invece entrambi, un po’ piccoli e un po’ grandi, dove le discipline sanno già di vecchio perché riprendono parte dei programmi anticipati alle elementari, ma ambiscono a costruire un sapere di cui non si sa esattamente cosa se ne faranno gli studenti che ricominceranno di nuovo alle superiori dalla preistoria e dai vasi canopi. Una scuola fatta di materie che dovrebbero aprire gli occhi sul mondo, per ispirare chi si troverà a scegliere la propria strada all’inizio della terza, ma che troppo spesso suscitano frustrazione negli insegnanti che non si sentono valorizzati se hanno solo due ore e la classe non li segue. Una scuola dove le amicizie impazziscono alla velocità della maionese fatta troppo in fretta, ma vorrebbero fondarsi su promesse di un ‘per sempre’ che neanche all’altare ormai dura più.

Ma, in tutto questo ‘casino’, nel caos che è la testa di Thomas, chiudiamo un ciclo con il sorriso perché anche il più casinista della classe sa lasciare il segno e farsi amare, dove gli sguardi sanno andare oltre all’apparenza. Chi lo conosce e mi conosce, ben sa la fatica che abbiamo fatto per arrivare all’ultima prova di oggi, quanto io per prima l’abbia attesa e desiderata per non pensarci più, quanto lui l’abbia vista troppo lontana per impegnarsi e troppo vicina per impegnars di più. Eppure. Eppure ce l’hai fatta, piccola pulce, non hai deluso le aspettative, nel tuo personalissimo modo fatto di lotte, rabbia, risate, ‘chissene’, e chi più ne ha più ne metta. E ce l’hai fatta pure bene e ne avrai un bel ricordo.

In due anni hai costruito un mondo di relazioni, ti sei ripensato, ricolorato, hai cambiato un po’ lingua e scoperto passioni. Il tutto durerà il tempo che deve durare, a tredici anni le cose sono molto più effimere di quanto si voglia o si possa pensare, ma non importa adesso, adesso ciò che importa è il tuo sorriso e la consapevolezza di aver fatto qualcosa di giusto e di grande…da grande. Quel ‘grande’ di cui non hai ancora le misure, ma al quale ti stai avvicinando a piccoli passi.

E io sono orgogliosa di te.

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