Non smetto mai di parlare.

Nutrirsi di bellezza e praticare felicità

Quanto basta e a sufficienza

Grazie al cielo esistono le giornate che si infilano dritte. Ma dritte dritte. E talvolata capita pure che siano in coppia e rendano il week end un’esperienza memorabile fatta di tutto quello che mi fa spalancare gli occhi, ridere rumorosamente di pancia (come piace a me) e pensare che, comunque vada, la vita è una bellissima esperienza.

Ci penso e ci ripenso e poi arrivo anche alla conclusione che nulla (o molto poco) capita per caso: i risultati si raggiungono con impegno, preparazione, costanza e un po’ di sana intraprendenza. Vale per tutto: lo sport, il lavoro e le relazioni.

Sullo sport sono una frana e infatti non raggiungo nulla: non ho costanza, non mi impegno e l’intraprendenza massima che posso metterci è quella di raggiungere di corsa il bar per un aperitivo con le amiche…per ripagare lo sforzo in maniera opportuna (ma è più probabile che cammini…corro in modo imbarazzante).

Sul lavoro, come negli anni prima a scuola, mi è sempre stato chiaro che nessuno ti regala niente e anzi, lavorando come libera professionista, ogni giorno e in ogni occasione devo ridefinire, ricordare e riprovare chi sono e cosa so fare. E ogni giorno è diverso dal precedente e per essere all’altezza è necessario ‘stare sul pezzo’ sempre.

Le relazioni sono l’ambito nel quale è meno chiaro, ai più, cosa signifchi impegno e costanza. L’impegno e la costanza ad esserci, nei modi e nei tempi opportuni di chi è in relazione con noi, come l’attenzione per i dettagli dell’altro, la capacità di ricordarli e aggirarli quando necessario, sostenerli quando opportuno, esaltarli quando doveroso, sono elementi fondamentali di relazioni sane e che non abbiano una data di scadenza prestampata sulla confezione. Tutte cose troppo spesso date per scontate e fonte di fallimenti inevitabili di rapporti che si pensavano eterni. Io non sono neanche lontanamente perfetta nel tenere fede a tutto questo. Però ci provo, sempre. E quando fallisco nel mio intento, per dimenticanza, superficialità o errore di valutazione cerco di recuperare: perché voglio poter guardare in faccia le persone con la tranquillità di aver fatto del mio meglio, se non sempre, il più possibile.

Così, questo weekend mi ha ripagata della costanza, dell’impegno e anche dell’intraprendenza coltivate nei mesi, o anche negli anni.

Una veloce carrellata?

Ho ordinato i mobili nuovi per la camera di Thomas: da un’amica, anzi amica di amica e diventata amica nel tempo, con la quale è stato semplice farmi capire, non perdere tempo e trovare la soluzione giusta e migliore. Sapevo di avere sul progetto l’occhio di una persona che non guardava al mio portafoglio, ma alla creazione di qualcosa che mi rendesse soddisfatta e felice.

Ho girato per un mercatino bellissimo nel cuore della mia città. Mentre passeggiavo ho incontrato un’amica e, quasi ignorandola (ma in un gioco condiviso), ho chiacchierato con la sua amica come non ci fosse un domani. Contatti presi, opportunità aperte, sorrisi scambiati. Al mercatino ho speso soldi, forse superflui, ma benefici, per arricchire la mia collezione di chincaglierie, più qualche oggetto che mi ha fatta sorridere e che aveva già destinatari ben chiari nella mia testa. Passi di felicità nell’aria frizzate autunnale.

Ho dedicato il pomeriggio e la sera al reading nato nel caldo estivo. L’idea di un’amica, alla quale ho risposto ‘perché no’ e il progetto è nato. Alla velocità della luce, con la rarità di una stella cadente, tutto si è incastrato e il mio primo testo originale è diventato spettacolo. Non solo: spettacolo che fa del bene, perché con le amiche lettrici non abbiamo mai avuto dubbi che parlare delle donne sia necessario, ma altrettanto che sia un’opportunità per sostenere associazioni che ci piacciono. Così sabato sera, agghindate a festa, con i nostri sorrisi migliori resi ancor più luminosi dai rossetti vivaci, abbiamo dato vita a ‘Chi è Francesca?’, davanti a un pubblico che ha riso, riflettuto, applaudito al termine. E l’adranalina del post spettacolo sarebbe da vendere come droga legale. Le risate nell’attesa, le batture scambiate, la sintonia percepita e creata sono state l’ingrediente essenziale per la buona riuscita del tutto. Le parole del testo erano mie, ma Monica, Manuela e Barbara, le amiche lettrici, ma prima di tutto amiche, le hanno fatte proprie, facendole vibrare di tutta l’emozione necessaria e opportuna come solo le cose belle sanno fare. Il tutto con le note della chitarra e del sax, di Mauro e Paolo, che hanno riso e condiviso la ricerca della bellezza…forse senza comprendere la profondità e l’importanza di tutto questo, ma praticando, anche a loro insaputa, felicità. E ad ascoltare c’erano altre amiche, che hanno investito tempo e serata per esserci, un dono prezioso della vita perché condividere le gioie è un collante essenziale delle relazioni. E c’era la tata Sandra, che negli ultimi anni non ha mancato una volta di essermi accanto senza che dovessi chiedere nulla. E c’era la compagna delle superiori, con cui ritrovarsi a distanza di anni e di esperienze, è stata una fortuna per la quale mi sento di ringraziare la sorte.

Poi la domenica iniziata in pausa, per riordinare cose e pensieri, sistemare lavori, piegare magliette, lavare ceste di biancheria rimasta a giacere una settimana, per poi recuperare energia dopo pranzo con una gita e ritrovo con le amiche di sempre. La Babi, la Stefy, la Giuly, quelle con l’articolo davanti, quelle che sanno tutto, quelle con cui si ride e ci si prende anche in giro, quelle che si preoccupano per te e sulle quali cerchi di non perdere mai l’attenzione per esserci sempre, quando serve e anche solo quando è bello esserci. Shopping a Boretto, dove un cappotto non si nega a nessuno…figurarsi se potevo esimermi dall’acquisto e rientrare carica di felicità ed emozioni per concludere con un calice di vino e chiacchiere ancora a spaziare da fuori (il mondo, i viaggi, le partenze) a dentro, alla ricerca di sé e della propria felicità.

Come non essere grata alla vita per tutto questo. Mi sono nutrita di bellezza: il teatro come momento espressivo, il centro storico brulicante di persone, le campagne reggiane, l’artigianato fatto bene e originale, la moda, le parole cercate e non buttate a caso. E ho praticato felicità per quarantotto ore…stancante in parte, ma talmente energizzante da lasciarmi con il sorriso in faccia, perché senza…non mi riconosco.

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