Domani (ri)comincia tutto. Riprende quello che è stato messo in stand-by dal lockdown dettato dal COVID-19, ma, nello stesso tempo, comincia una nuova vita. Una vita fatta di nuove regole, che, pian piano, abbiamo imparato a conoscere in questi mesi, con cui fare amicizia e abitudine, regole che parlano di distanza da mettere tra noi e gli altri (dove gli altri non sono solo gli sconosciuti, ma sono anche gli amici, i parenti, i conoscenti con cui prima ci si scambiavano abbracci, baci e pacche sulle spalle). Regole che rendono un caffé al bar da prendere con cautela, controllando le misure e le azioni prima e dopo la nostra tazzina. Regole che renderanno la nsotra vita più sicura in termini sanitari, ma meno sicura in termini di tranquillità. Vivere i gesti quotidiani con attenzione li renderà costretti in vincoli che non sono loro propri, ma necessari e indispensabili per (ri)cominciare da dove ci eravamo fermati.
Sono stati mesi di riflessione e anche di dolore. Di lontananze non volute, di rinunce imposte e sofferte, di nuovi ritmi, di nuovi ruoli, di nuove abitudini. Sono stati mesi difficili e, come sempre accade (o almeno MI accade) dalla difficoltà se ne esce pian piano, con cautela e con timore. Ci sono stati momenti di grande solitudine, seppure fossi circondata dai miei figli la cui presenza costante è stata gioia e dolore di questi mesi. Ci sono stati momenti di riscoperta delle relazioni, attivate su piattaforme sconosciute, talvolta a tempo con problemi di audio, video o connessioni traballanti. Ci sono stati momenti in cui la distanza da alcune persone è stata ben maggiore di quella fisica imposta dalle regole del lock down. Ci sono stati momenti in cui le ore sono state infinite e i minuti interminabili. Ci sono stati momenti in cui le differenze sono emerse in modo così violento da lasciarmi senza fiato. Ci sono stati momenti in cui maggio sembrava un miraggio e l’estate impensabile. Ci sono stati momenti in cui mi sono sentita avvilita, lottando con il tentativo di tenere tutto insieme e supportare i bambini nel loro essere studenti senza classe e dare loro motivazione, richiedere impegno, costanza, dedizione, anche senza il ritorno in termini di voti e valutazioni dalla scuola, Ho fatto liti al coltello con Thomas e anche con Pietro, su compiti da fare, sul senso del dovere, sull’importanza di non mollare. E mi sono sentita sola, con una scuola che, per quanto riconosco abbia fatto ciò che riuscisse, è stata molto lontana e talvolta assente, delegando alle famiglie un compito difficile e faticoso.
Mi è rimasta attaccata la paura e soprattutto la sensazione che cercare di pianificare sia un inutile sforzo che può essere vanificato in pochi attimi. Eppure sento che la mia natura rimane quella e mi devo obbligare a riprendere il coraggio di farlo, magari cercando di dosare le aspettative. Senza i miei mille programmi mi sento persa, lontana dalla mia vita che invece è fatta di entusiasmo e colore. Non sono in grado di vivere alla giornata. C’è chi mi invita a prendere le cose con più leggerezza, a non cercare di tenere tutto insieme, a non pensare troppo in là, ma non sarei io. Questo l’ho capito bene in questi mesi, ed è proprio questo quello che questo cazzo di Covid mi ha costretta ad essere: altro da me. Impossibilitata a scegliere, decidere, sognare e programmare, trovare alternative e lottare ogni giorno per essere felice, di quella felicità che mi fa sorridere. Adesso è il momento di (ri)cominciare.
Hai messo la parola ‘cazzo’! Ti adoro!!!