Niente da fare. Non sono capace di ignorare la maleducazione, mi innervosisce, mi irrita, mi fa riflettere sull’importanza dell’educazione e dell’esempio. Non sono capace di ignorare la paura, la voglio guardare in faccia , la voglio ascoltare, la voglio sentire sulla pelle per renderla sufficientemente reale da poterla (ab)battere. Non sono capace di mentirmi, per concedermi illusioni o tempo, tanto inutili quanto pericolosi se mi portano lontano dalla realtà. Non sono capace di tacere, pur moderando le parole, selezionando avverbi e aggettivi, coniugando verbi e sentimenti, la necessità di parlare è un’urgenza alla quale difficilmente mi sottraggo. Non sono capace di rimandare, più del dovuto e più del possibile, per fatica, noia, impegno, paura, il senso del dovere pulsa forte e non può essere ignorato. Non sono capace di rinunciare a un dolce allo zabaione, nonostante il pensiero corra veloce alla fatica per contenersi e trattenersi mirando a un risultato che ci renda più amico lo specchio, quel mix di tentazioni che parte dal colore per arrivare alla dolcezza del gusto ha sempre la meglio. Non sono capace di una freddezza studiata e applicata con meticolosa perizia, me ne stanco dopo due minuti e lascio spazio al calore dell’emozione anche a rischio di scottature. Non sono capace di omologarmi, alla massa, al costume, alla moda, al perbenismo, al ‘così fan tutti’, la mia testa si sente libera di pensare e scegliere, pur non sottovalutando mai l’impatto di pensieri e azioni non conformi. Non sono capace di lasciare al caso, abbandonarmi all’imprevisto e all’improvvisato, amo la sceneggiatura composta, con libertà di digressioni, ma compilata con occhio attento ed esperto. Non sono capace di correre, ho un passo buffo che rasenta il ridicolo e un fiato insufficiente. Non sono capace di dimenticare o di cancellare, ogni cosa sedimenta nel ricordo, pur superata ed elaborata, e arricchisce le fondamenta dell’oggi allimentando la costruzione del domani. Non sono capace di ricordarmi molte date di compleanni o ricorrenze altrui, per questo mi faccio aiutare da calendari elettronici e promemoria che imposto per non venire meno all’impegno di celebrare chi fa parte della mia vita anche solo con un messaggio. Non sono capace di cantare, il senso del ritmo non mi appartiene e l’orecchio non è il mio forte. Non sono capace di dimenticarmi degli altri, alle prese con un pensiero autocentrico, trovo più facile dimenticarmi di me stessa lasciando un segnalibro per ritrovare il segno per quando avrò di nuovo tempo. Non sono capace di non avere aspettative, molto spesso deluse, seppure non necessariamente per risoluzioni peggiori, affido alla speranza un carico ancora troppo importante. Non sono capace di mirare al mio cambiamento, continuo a ritrovare in me stessa, nonostante tutto, una buona rappresentazione della mia intrinseca essenza, coerente e conforme al passato, al presente e probabilmente anche al futuro.