Le ‘vere’ madri sono quelle che il lunedì mattina si svegliano alle sei per preparare merende e sacchi nanna, intingoli e ragù, ancora in ciabatte e pigiama compilano liste della spesa che sembrano non terminare mai e si specchiano nel caffè caldo. Ma le ‘vere’ madri sono anche quelle che sono sempre in ritardo, perché la sveglia non la sentono o la spengono e ricadono sfinite, recuperano dal pattume la scatola dei fiocchi d’avena perché il lavoretto sul riciclo del pargolo alla materna proprio non lo avevano annotato, dimenticano le scarpe per l’ora di ginnastica e il ragù è quello della Barilla, che fa sempre casa.
Le ‘vere’ madri sono quelle che vanno dagli insegnanti e sanno che il ragazzino che si alza una volta di troppo, che fa casino e non ascolta, che litiga con il compagno di banco per la colla, le forbici, i fogli… , che ha tirato le trecce alla bambina con i capelli rossi e le lentiggini (e si chiama Rebecca, ha un gatto tigrato e fa pallavolo il mercoledì…sì, perché sanno anche questo!), che ha preso un quattro perché non ha studiato nulla, che va benissimo in geografia, ma la storia per lui non ha senso, è proprio loro figlio. Ma le ‘vere’ madri sono anche quelle che il loro figlio non è compreso, l’insegnante non vede quanto è bravo, che è stato l’altro alunno a iniziare la discussione e certo il pargolo non poteva non rispondere (perché, si sa, rispondere è cortesia), che la prof di scienze non è abbastanza preparata perché la ricerca fatta dal padre primario sull’apparato respiratorio l’ha sottovalutata… sSemplicemente sono madri che soffriranno un po’ dopo, quando si renderanno conto che l’immagine che hanno del loro figlio è un po’ distorta dalla miopia di cui soffrono. Le altre, quelle ‘vere’ sopra, semplicemente hanno sofferto un po’ prima.
Le ‘vere’ madri sono quelle che addobbano la figlia come un albero di natale, lucine comprese: e la gonna, e la maglietta con le pailettes luccicanti, e il piumino di pura oca che fa tanto chic (e le oche sono allevate a terra su panni di morbido cachemire), le scarpe con le luci, le ballerine rosse, il cerchietto rosa e il tulle a decorare. Ma le ‘vere’ madri sono anche quelle che rientrano con sacchi stracolmi di vestiti passati dall’amica che ha la figlia ormai cresciuta e che non ci entra più, che riciclano magliette, calze e mutande e sono maestre nell’arte del rammendo e del rattoppo.
Le ‘vere’ madri sono quelle che il carnevale non le spaventa. Tagliano, cuciono, compongono look da favola che potrebbero gareggiare per l’oscar dei costumi. Studiano i dettagli, guardano i modelli e, al bisogno, hanno sempre una nonna che sembra non aver fatto altro nella vita che dar vita ad abiti da sogno che i bambini sfoggeranno per mezza giornata per poi dimenticarli nell’armadio. Ma le ‘vere’ madri sono anche quelle che il carnevale lo abolirebbero direttamente perché non hanno ancora capito quando arriva e, quando arriva, loro sono già in ritardo, che cercano di comprare il costume già pronto, ma non è mai quello che il pargolo desidera, che confondono Spiderman con Batman e i bambini finiscono alle feste in una tuta blu e rossa con una maschera nera da pipistrello e un martello in mano, ma sanno che così ogni pezzo potrà essere riciclato l’anno successivo in un nuovo assemblaggio originale.
Le ‘vere’ madri sono quelle che si alzano di notte a sentire la fronte dell’adolescente rientrato alle due, che aveva già il raffreddore e la giacca, manco a dirlo, non faceva abbastanza figo per essere indossata, che non chiudono occhio finché il pargolo non è stato riportato dalla mamma dell’amico (di turno per quella serata in discoteca) e lo vedono infilarsi nel letto ancora vestito. Ma le ‘vere’ madri sono anche quelle che la giacca non la indossano neppure loro, convinte di avere ancora vent’anni, che dormono sul divano in attesa, ma non sentono nemmeno la porta aprirsi, che condividono occhiaie e sonno arretrato con l’adolescente e si scambiano la tazza di caffé.
Le ‘vere’ madri sono quelle che hanno il futuro Ronaldo in casa, che sono convinte che presto saranno intervistate come madri del novello campione, che Jacobs o Timperi verranno dimenticati appena il mondo si accorgerà dei piedi fatati del bambino che siede loro accanto con la fetta di pane e Nutella in mano, che chattano con l’allenatore della squadra di basket discutendo di formazioni, cibi adeguati, incremento di prestazioni, ignorando che ‘signora, non credo proprio che a Poviglio ci saranno i selezionatori dei Chicago Bulls. I nostri bambini hanno solo otto anni e suo figlio non ha ancora capito qual’è il canestro in cui deve buttare la palla…l’ultima volta ha fatto centro in quello della sua squadra. Ma le ‘vere’ madri sono anche quelle che il calcio no, perché alle partite di sabato e di domenica non ho tempo per portarti, la scherma no, perché se poi si sbagliano e il fioretto ha una punta che taglia e ti sfregia per sempre, il nuoto nemmeno a morire, perché sai che umido c’è là dentro e poi ad asciugarti i capelli ci metti due ore, il salto in alto non ci pensare proprio, soffro di vertigini al solo pensiero.
Le ‘vere’ madri sono quelle che danno il cento per cento, non si fermano mai, guardano, osservano, sono precise e intervengono quando serve. Sono quelle che sanno dire la cosa giusta al momento giusto, dei loro figli sanno praticamente tutto perché la loro attenzione non cala mai. Ma le ‘vere’ madri sono anche quelle che ci provano sempre e talvolta sbagliano, arrivano puntuali, ma anche in ritardo, perdono dei pezzi e si impegnano a recuperare, che hanno imparato a dire che non ce la fanno e a chiedere aiuto, che non capiscono nulla della maggiorparte delle materie che i figli studiano e si sentono impreparate e inadatte, mentre semplicemente sanno tanto di tanto altro, sono quelle che vogliono esserci, ma crollano addormentate esauste e sono i figli a coprirle perché non prendano freddo.
Le ‘vere’ madri sono quelle che amano e il figlio se lo portano dentro in ogni cellula, in ogni anfratto del corpo, in ogni momento della vita, in ogni pensiero, anche quando se ne dimenticano.
La gravidanza è un fatto biologico, che ci rende mammiferi in grado di riprodurci. Non è la biologia a renderci ‘vere’ o ‘finte’, ma solo la presenza di un essere del cui accudimento decidiamo di occuparci ci rende ‘vere’ madri, anche quando siamo la miglior forma di imperfezione possibile.