Mamma facciamo così, io leggo e tu ascolti. Ti leggo le favole di Natale, perché a noi il Natale è sempre piaciuto…l’albero, le decorazioni, i regali da fare e da ricevere, impacchettati in carte colorate con nastri d’oro e d’argento. E le canzoni, quelle tradizionali cantate da Frank Sinatra o dai cori dei bambini, quelle che sanno di festa e profumano di canditi. Io leggo e tu ascolti, questo è il patto. Ma tu resisti, porta pazienza. Ancora, sì, lo so, ne hai già portata tanta e sei stanca, ma non abbiamo alternativa adesso. Adesso bisogna che ce la mettiamo tutta e anche se i mesi trascorsi ci rendono ancora più impazienti, non possiamo fare altro che aspettare ancora e sperare. Sì, speriamo che finisca, che questa pandemia ci lasci il tempo di riabbracciarci, tenerci per mano, guardarci negli occhi senza un display a fare da filtro. Sì mamma, io leggo e tu ascolti. Non importa sei il tablet è scivolato e inquadra il soffitto, io so che si sei e tu mi senti. Mi vedi anche? Bene, questo è l’importante, guardami e ascolta. Sono favole che vengono dalle tradizoni dei paesi europei, dal Belgio, dalla Spagna oggi leggiamo quella che viene dalla Norvegia, parla dei troll. Ti ricordi che quando ci sei andata mi hai portato una bellissima tazza con dei troll? Sì mamma, te lo assicuro. Non importa se non te lo ricordi te lo ricordo io. E poi anche una statuina di un troll, con i capelli arruffati e lunghi. Mamma va bene così, se non lo ricordi tu, te lo ricordo io. Sì mamma, lo so che sei stanca, ma non posso che andare avanti a leggere, a riempire il silenzio e il tempo, cercando di coltivare la speranza che rimane di arrivarci in fondo insieme.
Ti ricordi che ieri la favola ci ha spiegato l’origine di Santa Claus? Sì mamma, Babbo Natale. Tra un po’ arriva. Anche quest’anno, certo, come tutti gli anni. Lo zio Mirko arrivava con un enorme sacco di Juta pieno di regali…il giorno di Natale o quello di Santo Stefano, a seconda dei turni che aveva in ospedale, arrivava ed era festa. Ogni pacchetto confezionato da lui con un segnapacco comprato apposta, orsetti, renne, calze con regali, piccole decorazioni che anticipavano il regalo ma erano già da sole piccoli doni sorprendenti. Lo so mamma, era bello. Era uno dei pezzi più belli del nostro Natale. Dai mamma leggo un altro po’, ti va? Sì mamma metto le cuffie così mi senti meglio. Va bene così? Mi senti? Mi vedi? Sì mamma non ti preoccupare, anche se non ti vedo l’importante è che mi veda tu. Lo so mamma che hai male alla schiena, ma io da qui non posso farci nulla, devi dirlo agli operatori che sono lì. Non c’è nessuno? Mamma ma tra un po’ passa qualcuno, uno di quelli vestiti da astronauta, tutti vestiti di bianco. Sì mamma, loro sono gli operatori, dillo con loro e loro possono aiutarti. Ti prego mamma dillo con loro, io non posso allungare un braccio per metterti un cuscino dietro la schiena, sollevarti quel po’ che basterebbe per alleviare il dolore, distendere le pieghe della maglia che premono e causano il fastidio che senti sul fianco. Hai male in bocca mamma? Perchè continui a toccarti le labbra mamma, lasciale stare. Dai concentrati su quello che leggo, è una bella storia, sono certa che ti piacerà. Mamma, forza, ce la possiamo fare, tu resisti ancora un po’, io continuo a leggere e poi arriva il Natale.