Lo so che non è possibile, non è legato alla tua volonta e non è colpa tua, ma…mamma dammi una tregua. Lo so che quella demenza bastarda che comanda nella tua testa non va in vacanza nemmeno in piena pandemia, lo so che non concede pause o intervalli, ma ti prego combatti per me..per noi. Hai combattuto il Covid, lo hai sconfitto quando in tanti non ti avrebbero certo data vincente, il tuo corpo è tenace molto più di quanto non mostri, ma ti prego usa la forza che hai, la tua determinazione per controllare quel flusso di pensieri che sbatte come un uccello impazzito tra le pareti e certe volte si accanisce su di me. Oh mamma, lo so che non sono ‘innocente’, so che sono tante le colpe di cui farmi carico, ma sapessi la lotta che ho sempre fatto e che faccio nel tentativo di fare ciò che di meglio è possibile. O così almeno mi pare. E spero. L’illusione che i mesi di fatica trascorsi, mesi in cui alla fatica quotidiana di una relazione sfilacciata e ogni volta da ricostruire si è aggiunta una distanza, che ci ha costrette a rivedere i tempi e i modi del nostro stare insieme, fossero un dazio sufficiente per concedere una pausa alle lotte, alle schermaglie, alla rabbia che ti monta dentro talvolta al solo vedermi svanisce in fretta, come la nebbia al mattino, e come in mezzo alla nebbia noi passiamo e ci muoviamo a tentoni cercando di non andare fuori strada. Ti prego mamma, ho bisogno che tu ci metta del tuo, perché io da sola non so se sono in grado di farlo. Ciò che ti regala la tua mente confusa è una percezione fumosa di ciò che è stato, sicuramente un sapore amaro in bocca di cose non piaciute, né gradite, una sensazione di trascorso faticoso, forse di abbandono e di paura, ma ciò che non ti restituisce sono i mesi di videochiamate quotidiane a cercare parole, inventare storie, cucire e scucire dialoghi, di chiamate con i clienti interrotte al tuo primo squillo per non perdere la possibilità di esserci, di viaggi in macchina fermati a bordo strada per non lasciarci senza quel saluto quotidiano, di pianificazione quotidiana per preservare lo spazio a quel contatto ogni giorno carico di promesse e di speranze. Lo so, forse non è nulla, solo parte di ciò che è dovuto a te in quanto madre, da me in quanto figlia, ma anche il dovere più acquisito, fatto nostro e divenuto abitudine quotidiana non perde di peso e impegno richiesto, ogni giorno senza tregua. Sapessi quanta mancanza ho provato in questi mesi…e a dirla tutta in questi anni…quanto mi è mancata e talvolta mi manca una madre con cui parlare, da cui sentirmi se non protetta almeno accolta, con cui essere figlia… ogni tanto. Mi manchi mamma, ma la cosa peggiore è che mi manchi in un modo che non ti è mai appartenuto, mi manca una relazione che in realtà non c’è mai stata, mi manca un rapporto che non siamo mai state in grado di costruire…e in virtù di quella mancanza perseguo nel mio senso del dovere e cerco di non mancare mai, spesso alimentandolo con la speranza di trovare quella mamma che manca e ha spazio nel mio cuore. Lo so mamma, la pandemia non è altro che un incidente di percorso, che ha complicato il presente, ma a cui non si può affidare la speranza di ritrovare qualcosa che si è perso ben prima dei salti di specie di un virus impazzito, lo so mamma non è colpa tua…l’amore non ha colpe. Né quando è troppo come è stato il tuo verso di me dal giorno in cui hai saputo che ci sarei stata, ma divenuto troppo spesso tua ancora di salvezza senza tenere conto che l’ancora può essere tale perché non necessita di ossigeno per conficcarsi in modo saldo sul fondo del mare e trattenere la barca dall’andare alla deriva, né quando è così imbrigliato in rigide regole di comportamento imparate un giorno dopo l’altro sin dall’infanzia, tra dovere, rispetto, equilibrata sintesi di dare e avere, come il mio verso di te… da essere snaturato e capace solo di lanciare sussulti, tanto dolorosi quanto forti, che si trasformano in lacrime amare.