Mi manchi mamma. Una mancanza naturale, lo so, ma inevitabile e piuttosto fastidiosa.
Fastidiosa come le zanzare che ronzano di notte vicino all’orecchio: un fastidio leggero ma costante finché non dirottano la loro attenzione su altra pelle più succulenta o cadono tramortite dal vape acceso nella spina a poca distanza.
Fastidiosa come il sassolino che si è infilato nella scarpa e non ti impedisce di camminare, ma, un passo sì e uno no, si fa sentire in un punto diverso della pianta del piede invitandoti a fermarti per toglierlo. Ma fermarsi significherebbe slacciare la scarpa, sfilarla, scuoterla in modo bizzarro per indossarla nuovamente prima di ripartire. Quel sassolino che cerchi ostinatamente di ignorare.
Fastidiosa come un’afta sulla punta della lingua, che pizzica e tenti di acquietare immergendola nell’acqua frizzante. Lo facevo da bambina strabuzzando gli occhi: un momento di dolore acuto per qualche minuto di anestesia locale. Nulla di risolutivo.
Fastidiosa come la sveglia del mattino: quella che spegni e riprende dopo cinque minuti. La rispegni e riprende di nuovo. Così finché non ti alzi, con venti minuti di sonno in meno, che avresti potuto preservare, se non dovessi puntare la sveglia mezz’ora prima per accontentare la tua pigrizia.
Fastidiosa come quei pensieri che si infilano nel quotidiano e ti costringono a tenerne conto, dopo aver cercato di ignorarli per un po’. Bussano alla tua testa, al tuo cuore e non accettano diniego, finte assenze, fughe a gambe levate. Quei pensieri che ti costringono lì e in quel momento, senza attenuanti.
E la cosa più fastidiosa è quel ‘mai più’ che accompagna, bastardo, ogni volta il tuo pensiero. Certo che è un ‘mai più’, ma non ci sarebbe bisogno di ricordarlo ogni volta. E’ scontato, ovvio, ancora una volta naturale.
Cara mammola, credo e spero che arriverò a fare pace anche con la tua mancanza, giusto da renderla un po’ meno fastidiosa. Ho fatto pace con un sacco di cose nella vita: ho imparato a conviverci e a collocarle nel posto ‘giusto’, sotto la ‘giusta’ prospettiva (il ‘giusto’ per me). Sarà così anche per la tua assenza, ma quello che posso assicurarti è che ho capito che tu ci sarai comunque sempre, in qualche modo anche più di prima, e comunque va bene così. Quello che sono lo devo a te, nel bene e nel male.
Con un po’ di fastidio e di altrettanto amore.