Non smetto mai di parlare.

Starci dentro

Oggi è arrabbiata. Me lo dice Rita, sorridendo, mentre le è accanto e la mamma bofonchia e annuisce con veemenza con la testa. Ma allora glielo vuoi dire tu o glielo dico io? Le chiede con la consueta calma nella voce, che sa di carezze e abbracci. Vedi Lorenza, continua Rita, la mamma è arrabbiata perché, avendo un po’ di temperatura, ma adesso ha 37 – si affretta ad aggiungere rassicurante – , deve stare in camera. Ma oggi abbiamo fatto tutti il nuovo tampone molecolare e, incrocia le gambe e tutto quello che puoi – mi invita a fare-, se va tutto bene da venerdì siamo di nuovo liberi e si può ricominciare la vita di prima. (Già, la vita di prima…ma qual’è il ‘prima’ a cui tendiamo? Quello in cui ho quarantacinque minuti dentro una volta alla settimana – di più se c’è posto – e giri fuori nel parcheggio… o quello ‘prima prima’ in cui non sapevamo cosa fosse il CoVid e ci abbracciavamo e cantavamo alle feste insieme – sempre stonate ma pronte ad afferrare ogni briciolo di felicità che ci venisse offerta – …o quello ‘prima prima prima’ in cui c’era una vita, una casa, dei progetti? Che poi, per carità, la vita c’è ancora e anche una casa, perché non c’è posto dove ora mi senta più a casa che lì con voi, e ci sono anche dei progetti…la tombola, la torta, la festa, Quel mazzolin di fiori e Romagna mia. Finisco di perdermi nei miei pensieri e riacchiappo la realtà). Allora Rita, le rispondo io sorridendo come si fa con un’amica, devi dire alla mamma (giochiamo a far finta che la mamma non senta pur sapendo che ci ascolta bene, ma è il nostro modo perché la rabbia non salga, le togliamo ossigeno come a una fiamma, così che si spenga pian piano) che anch’io oggi sono arrabbiata, perché ho litigato con Thomas per fare i compiti. Eh sì, quel bambino è proprio biricchino – interviene la mamma. Davvero? Chiede Rita. Ah ma sai è l’età, e poi la scuola è un po’ così per tutti. L’altro no, l’altro è bravissimo. Ma il piccolino (quando smetterà Thomas di essere il ‘piccolino’?) ha un carattere così, ma è un furbetto e poi lei (io? – disabituata ai suoi complimenti mi stupisco) è brava. Ecco Lorenza – interviene Rita – il cuore d’oro della nonna è sempre pronto a perdonare il nipotino, mentre l’altro è perfetto e non ha bisogno d’altro. Ridiamo insieme.

Ma, raccontaci – continua Rita – stasera cosa mangi? (Cosa mangio? Non ci ho ancora pensato, stravolta da una giornata difficile, ma il pensiero va alla dispensa e alla cena più raccontabile che ci sia…non una cosa che alla mamma piacerebbe moltissimo, ma che non può avere; non una cosa che non le piace, perché altrimenti la conversazione è finita; non una cosa difficile da capire…) Pensavo a una minestrina in brodo o a un passato di verdure con i crostini. Una cosa veloce da fare – tento -. Ah, io della pastina in brodo non ne posso più, qui c’è sempre, ma basta – risponde la mamma. E capisco che il pensiero non è stato sufficiente. Hai ragione mamma, ma il passato di verdure ti piace, vero? Aspetta che guardo cosa c’è da noi per cena, interviene Rita salvifica. Ecco, zuppa d’orzo e – leggi tu Letizia, invita la mamma a partecipare con un’attenzione che mi commuove – ma stasera ho la lacrima facile – frittata all’ortolana per secondo – conclude la mamma. Frittata? Esplodo io, come se avessi visto la luce. Mi avete dato un’idea: anch’io mi faccio una frittata – non ho mai amato più di ora l’idea di una frittata. Ma ti ricordi come si fa Lorenza? Mi chiede Rita. Perchè altrimenti possiamo chiedere alla mamma di darti la ricetta giusta. (Io questa donna la adoro.) Sì, hai ragione Rita, è da un po’ che non la faccio e ho paura di non ricordarmi tutto bene. Ma, mamma, le verdure, le cuocio prima? Certo, le cuoci con un po’ di burro (riconosco la cucina di mia madre con il burro che mancava giusto nel caffé) e poi le metti nelle uova e il fornello deve essere bello caldo perché si gonfi. Davvero? Questo non lo sapevo. Interviene Rita. (Mia madre non aveva i fornelli a gas, ma solo quelli elettrici…il concetto di molto caldo è molto relativo e prenderei con le molle qualunque consiglio di cucina dato da lei…che aveva fatto della rosticceria vicino a casa la sua vera cucina). Mi avete salvato la cena, l’idea della frittata è perfetta e domani vi dico come è venuta. La mamma sorride, Rita annuisce e ci salutiamo con il cuore più leggero, complici di una piccola felicità necessaria per sopravvivere a un’ennesima giornata.

Il passato di verdure con i crostini era molto buono… sapeva di frittata con le carote, i fagiolini e i piselli, quella all’ortolana, quella da cuocere a fuoco alto facendo attenzione a non bruciarla, quella che sa di ‘buono’.

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