Non smetto mai di parlare.

Habemus Papam

Quante chiacchiere avremmo fatto su questa nomina. Quante parole fitte fitte avremmo speso, commentando prima la morte di Papa Francesco e poi la nomina di Leone XIV. Vero mamma? I grandi eventi erano per noi occasione di confronto, ed erano anche il momento in cui mi ascoltavi con maggiore fiducia. Ti piaceva seguire le mie argomentazioni, le osservazioni che facevo sui dettagli, le piccole cose che notavo e che ti facevo notare, portandoti talvolta stupore.

Mentre Papa Francesco era in ospedale, ho seguito i bollettini medici con trepidazione e sempre mi domandavo se avesse paura. La cosa per cui ho pregato più spesso per te è che non avessi paura mamma. Non ho mai pregato Dio perché ti facesse guarire, quello lo affidavo ai medici (certo ne nutrivo sempre la speranza), ma quello per cui mi rivolgevo al Signore o, ancora più spesso, a Maria, era che ti tenesse la mano e non ti facesse provare paura. Quella paura che affossa, che caccia la vita prima che la vita stessa se ne vada. ‘Fa che la mamma non abbia paura’. La paura è umana, certo, ma in certi casi inutile e carico di sofferenza immane. Chissà se Papa Francesco aveva paura. I medici ribadivano e sottolineavano che era sempre cosciente: bel dato clinico, ma dentro di me pensavo quanto sarebbe stata meglio per lui un po’ di incoscienza rasserenatrice. Ha dedicato il suo dolore a Dio. Bravo. Coraggioso. Lui, d’altra parte, era il Papa e, pur sapendolo uomo, lo pensavo così ricco di Fede da trovare in essa una motivazione a tutto o una fiducia così profonda da vincere ogni paura. So che ne avremmo parlato e so che avresti ascoltato della sua sofferenza con grande comprensione per l’uomo, poi, so con altrettanta certezza, avresti aggiunto che anche tu soffrivi molto, per la schiena, o forse gli occhi, o forse per il cibo che non ti piaceva o forse per le gambe, o magari per i fazzoletti che ti rubavano, o per qualunque altra cosa che facesse parte del tuo quotidiano, molto più del Papa. Giustamente.

E oggi il mondo ha un nuovo Papa.

Credo ti piacerebbe. Ha un’aria seria, ma un sorriso accogliente. Sarà anche l’abito che gli concede un’apparenza elegante, ma i lineamenti sono fini. Sicuramente diresti che non è come Papa Francesco o Giovanni Paolo II (Papa Benedetto XVI non ci è mai piaciuto) e allora io cercherei di aprirti all’attesa e alla speranza di scoprire una figura diversa, ma non per questo meno carismatica. E discuteremmo del discorso che ha fatto, dell’uso delle parole, del tono, della durata, della pronuncia del latino. Sarebbe bello.

Ma davanti alla tv, a seguire l’habemus Papam, eravamo insieme. Distanti, ma insieme. E va bene così.

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